camorra ink

L’editor di Villaggio Maori Edizioni che ha lavorato su “Camorra Ink” racconta che l’autrice Viola Scotto di Santolo è una grande lettrice, prima di essere scrittrice. E che il suo essere lettrice, divoratrice e appassionata, l’ha resa capace di scrivere con “brio, leggerezza e competenza”. In questo saggio, la scrittrice ripercorre le tappe della letteratura che parla di camorra, da quando il camorrista era dipinto in maniera quasi positiva fino a quando gli scrittori si sono ribellati alla camorra e ne hanno rivelato il vero volto, che di positivo ha ben poco. Viola racconta come la letteratura è stata la scintilla, l’occasione per smettere di nascondere la polvere sotto il tappeto e vedere le storture, le brutture alla luce del sole: “L’inchiostro spezza le catene”. Per la rubrica #Fuoriscaffale dedicata alle anteprime editoriali, un brano del libro che esce in libreria a fine aprile.

 

Camorra Ink

E nel silenzio la camorra sta crescendo, sta ingrassando.
Sta mutando. Sta diventando un sistema perfettamente organizzato. Con i suoi rituali, le sue regole irremovibili, i suoi business ingegnosamente concertati, i suoi ordinamenti.
I suoi soldati stipendiati. Come Ciro. Naso di cane lo chiamano. E non a caso, porta la morte scritta in faccia. Una bestia. Uno sparacristiani. Un cannibale. Un implacabile ed esoso killer della camorra che su commissione segna il destino degli uomini. Ciro Mele. Detto Naso dicane.
Tutti lo chiamano così. E tutti lo conoscono ma nessuno lo ha mai collegato a niente.
È la sua forza. Con quel naso consumato simile a una caramella sputata: può un naso trasformarti in un assassino?
Questo è Ciro. Un affidabile e implacabile assassino, al servizio delle commissioni di don Achille Ammirato: professione schiattamorti e cavaliere della camorra, due attività non molto diverse in verità. Entrambe producono cadaveri. Così, Naso di cane è la manovalanza mietitrice del cavaliere. Della vendetta. E della camorra. Perché ormai le due parole sono un unicum. Nella camorra non sai più come guardarti le spalle, pensa Ciro. Tutti tradiscono tutti. E lui viene assoldato per sopprimere il disertore di turno. Schiaffando la sua faccia sul giornale. Perché chi sgarra deve sapere che «finisce a spettacolo». È la regola. E Naso di cane campa uccidendo. Questo è il suo mestiere.
Che svolge peraltro così bene da imbizzarrire la concorrenza, e cioè un consorzio di giovani assassini organizzati che aspirando al monopolio di tutti i traffici non può farsi sfuggire
proprio quello della morte.
Ma a un tratto si smarrisce, Ciro, in quel lordo formicaio di insetti famelici che è la camorra. Da che parte andare, da che parte stare? Chi sono gli amici? Chi sono i nemici?

Camorra ink“Camorra Ink”
di Viola Scotto di Santolo

Vivere in terra di camorra ti marchia a fuoco. Ma, a un certo punto, dopo decenni di letteratura indulgente nei confronti di camorristi, dipinti come eroi di quartiere affabili e piacenti che mettono le cose a posto, è proprio l’inchiostro degli scrittori a squarciare il velo sul vero volto dei camorristi, che adesso ci appaiono per quello che sono: cattivi, spietati, brutti, frustrati, a volte persino ridicoli. L’inchiostro spezza le catene. Camorra Ink è un viaggio attraverso l’analisi dei romanzi di prima e quelli di dopo, un viaggio che si conclude con la presa di coscienza della stessa autrice: su chi comanda a Napoli, ma anche sul ruolo dirompente del lavoro degli intellettuali quando mettono la loro arma, la parola, al servizio della lotta alla criminalità.