son tornate

Ancora troppo spesso relegato nello spazio della discriminazione e del tabù, il tema delle mestruazioni viene affrontato da dodici donne – scrittrici, attiviste, esperte di comunicazione, editor – nel libro in uscita con Villaggio Maori Edizioni dal titolo “Son tornate. Racconti di mestruazioni e altri tabù” a cura di Serena Maiorana, con prefazione di Graziella Priulla. Per esplicita scelta delle autrici e della curatrice dell’opera, i diritti d’autore (tra il 10% e il 5% del prezzo di copertina, in relazione al canale di vendita) andranno devoluti al Centro antiviolenza Thamaia di Catania. In anteprima, un breve estratto della prefazione della sociologa e saggista Graziella Priulla.


Son tornate
Racconti di mestruazioni e altri tabù

Prefazione

 

Le mestruazioni sono una costante nella vita delle donne, ne scandiscono le fasi: riguardano più della metà della popolazione della Terra e la riproduzione della specie umana. Sarebbe giusto dunque parlarne con orgoglio, con rispetto. Il sangue mestruale ha incarnato invece, più di ogni altra cosa, l’opinione che noi siamo sporche e impure: è un tabù millenario incistato nella mitologia, nella religione, nella scienza; ha creato e crea ripercussioni sulla salute, sul benessere e perfino sull’autostima delle donne di tutto il mondo.
[…]
In tutte le culture patriarcali il ciclo è considerato una vergogna da nascondere il più possibile. Quel sangue esecrabile e impuro è il marchio di una differenza che volge in minorità. In molti paesi le donne mestruate venivano – e vengono ancora – rinchiuse, allontanate, segregate. Questa forma di isolamento è ancor più imperativa al momento del menarca, e costituisce un rituale di iniziazione delle ragazze ai loro futuri compiti – marginali rispetto alla vita pubblica – di mogli e di madri.
Intorno agli anni settanta dell’Ottocento Edward H. Clarke, professore alla facoltà di Medicina dell’università di Harvard, pubblicò un libro dal titolo Sex in Education; or, A Fair Chance for Girls, in cui sosteneva che il ciclo rende le ragazze troppo fragili per poter affrontare la carriera universitaria: l’impegno richiesto dagli studi superiori rischiava di renderle sterili, il peggio che potesse capitare a un essere umano di sesso femminile.
Il ginecologo Carlo Flamigni si è laureato nel 1959 e racconta che nei libri universitari su cui ha studiato «le mestruazioni servivano a espellere le sostanze tossiche accumulate nel corpo femminile, e segnatamente una che si chiamava menotossina».
Negli anni sessanta del Novecento alcuni scienziati sostennero che il lavoro dell’astronauta non era adatto alle donne, perché la microgravità causerebbe mestruazioni retrograde, in cui il sangue risalirebbe le tube.
È un sangue che la letteratura borghese non può raccontare. Madame Bovary non ha mai le
mestruazioni, trecento pagine e niente. Anna Karenina, due volumi, idem. Nora Helmer di Casa di bambola, neppure. La signora delle Camelie, lei sì, ma è una prostituta e per esigenze di lavoro mette una camelia bianca per venticinque giorni al mese e una camelia rossa quando è indisposta. «Nessuno capisce perché» scrive Dumas, che capiva benissimo. Anna Frank ne parla nel suo diario, ma il padre strappa quelle pagine, non le ritiene pubblicabili.
Non ci crederete, ma le false credenze non hanno afflitto solo la vita delle nostre antenate. Nel terzo millennio moltissime persone si fidano ancora delle leggende superstiziose: l’ho verificato di persona in un’aula universitaria, parlando del concetto di tabù di fronte a molte decine di laureande in servizio sociale. Ragazze apparentemente colte e disinibite, solitamente disinvolte, erano abituate a non toccare le piante e a non fare le torte in «quel periodo». Ho faticato molto per convincerle che ciò che aveva raccontato loro la nonna non era vero. Ancora adesso non so se mi abbiano davvero creduta. Parlarne con la madre? Nemmeno lei sapeva niente, forte di un’unica rassicurante certezza: «Se hai le mestruazioni non sei incinta».
Il tabù è insomma sopravvissuto ai millenni, al punto che vi si accenna con imbarazzo, sottovoce, con aria cospiratoria, solo fra donne; si usano funambolismi verbali, perifrasi, metafore, eufemismi per non pronunciare la parola contaminante. Si nascondono con cura i prodotti collegati (benché siano oggetti di larghissimo e necessario uso) per evitare gli sguardi disgustati o le risatine dei presenti.
La mala educación ci impedisce di parlare con chiarezza del nostro corpo, dei nostri fluidi, delle nostre stesse sensazioni, perfino del nostro piacere.

 

son tornate“Son tornate. Racconti di mestruazioni e altri tabù” a cura di Serena Maiorana, prefazione di Graziella Priulla

Dai viaggi nello spazio alla tampon tax, dalle dicerie sui fiori avvizziti alle infinite perifrasi per nominarle: le mestruazioni sono da sempre un tabù, processo fisiologico circondato da leggende popolari di ogni tipo, simbolo e oggetto di discriminazioni dure a morire. Il libro raccoglie i racconti sul tema di dodici scrittrici, editor, attiviste e professioniste della comunicazione che, con una buona dose di umorismo, danno voce alla pluralità di un’esperienza condivisa da metà della popolazione mondiale. Un progetto corale, un libro brillante e scanzonato per raccontare e raccontarci, fuori dai pregiudizi e dagli steccati linguistici e sociali nei quali le mestruazioni sono state relegate.

Le autrici: Serena Maiorana, Patrizia Maltese, Erica Donzella, Natasha Puglisi, Giulia
Impellizzeri, Arianna Garofalo, Rossana Maryam Sirignano, Mirella Mancuso, Francesca
Auteri, Beatrice da Vela, Benedetta Pintus, Loriana Lucciarini.
Progetto grafico di Giulia Impellizzeri.