Per la collana Energia.0 (leggi intervista), Urban Apnea pubblica il racconto “Amico, ti aspetto” di Salvatore Ferranti. Miscelando uno stile classico a un registro moderno, l’autore scrive un racconto fuori da ogni classificazione e in fuga da ogni definizione, in linea diretta con il suo enigmatico protagonista. Il racconto è anche scaricabile gratuitamente dal sito di Urban Apnea.

Il racconto di Sal Ferranti fa l’effetto di due dita di whiskey bevuto d’un fiato, di notte. Ti ritrovi sul divano a fissare la parete e ti chiedi cosa sia successo. Questa è la sensazione che il racconto, letto in un’unica soluzione, mi ha lasciato alla sua ultima pagina.

Sembra andare tutto bene. Va bene, certo. Ma quanto dura l’illusione di avere una vita normale? Forse il tempo di una fuga nel passato o della fuga da un passato che di lasciarci andare non ha voglia.

È così dunque, che nell’atmosfera volutamente irrisolta del racconto, l’autore getta il suo protagonista nell’angoscioso confronto con una voce del passato che «prese a ronzarmi in testa come una larva di zanzara in via di sbattimento».

Inoltre, il protagonista vive uno stato cronico di fuga dalla realtà, rappresentata nel racconto da una figura femminile. È una vicina di casa, una donna che lo riporta al confronto vero anche con gli altri: «…la gente dovrebbe volersi un po’amico ti aspetto più bene, per il semplice fatto che condivide lo stesso cielo».

Il passato bussa alle porte di una giornata qualsiasi attraverso una telefonata inaspettata e scoperchia personaggi e episodi dell’adolescenza. Una consuetudine, inspiegabile e insistente, alla quale il protagonista però si presta fino alla fine.

Il racconto oscilla tra un presente dai contorni surreali al passato dei ricordi. Lo stile è cinematografico, a tratti una sceneggiatura che risente di una passione dell’autore per il cinema di qualità. I punti di forza di Sal Ferranti sono i dialoghi, secchi e incalzanti, a tratti ripetitivi, ma pur sempre sul filo tra realtà e assurdo.

Il senso di insoluto permea il racconto per intero, quasi sconcertando il lettore, che a un certo punto è indotto a riflettere su tematiche universali che riguardano tutti.

I dettagli ci sono, ma mai del tutto esaustivi e forniti al lettore per una interpretazione personale. Perché? La risposta potrebbe essere questa:

Una volta, era tutto più semplice. (…) Adesso, invece, ci si è messo di mezzo l’inconscio, i desideri sommersi, l’istinto di autodistruzione e un mucchio di altre stronzate.

E noi, siamo più in fuga dalle ombre del nostro passato o dalla realtà?