Il giorno in cui il nonno scese in cielo

Libri in pillole” è la rubrica a cura di Eleonora Mangano, psicologa siciliana che si occupa di genitorialità e organizza laboratori per i più piccoli (La Psicologia in pillole). Grazie al libro “Il giorno in cui il nonno scese in cielo” di Ivano Porpora, illustrato da Luca Garonzi e pubblicato da Corrimano Edizioni, affronta il concetto di “morte” nel tentativo di spiegarlo ai più piccoli.

Quante volte, alla domanda della scomparsa improvvisa di un nonno, gli adulti rispondono ai bambini dicendo che è andato in cielo quando in realtà dovrebbero rispondere loro che è morto.
“Dov’è andato il nonno? Quando torna?”
“Il nonno ha intrapreso un viaggio lontano”, “Su in cielo, tra le nuvole, le stelle, gli angeli…”. Già, in cielo, ma esattamente dove? Ed è così che le domande aumentano e le risposte si complicano. E se, invece, il nonno fosse andato giù in cielo?

Questo è quello che scopre Antonino Ciucciariello, il protagonista della storia “Il giorno in cui il nonno scese in cielo” quando una mattina si sveglia e chiede alla mamma di essere portato al nonno. La mamma, con il volto triste, gli risponde che il nonno è andato in cielo. Antonino continua a non capire e chiede aiuto al suo amico Baretta, un drago domestico molto saggio, perché lo sanno tutti che i draghi sono bravissimi a spiegare le cose.
“Perché il nonno prima di partire non mi ha salutato?”
“Perché non ha potuto. Era il suo primo pensiero… Però ti aveva in mente e ti ha ancora in mente”. E ancora continua “Il tuo nonno è andato giù in cielo: è stato messo sotto terra, ma se vai sotto sotto trovi il cielo. Perché il mondo è rotondo”.

Questa storia ci ricorda come tutti noi sentiamo la necessità di rimanere sempre legati con il cuore e con la mente ai nostri nonni. E allora, per coltivarne il ricordo, anche se con contorni sfumati, potremmo usare un quaderno su cui annotare i loro pregi, riguardare le foto scattate insieme, maneggiare oggetti che ci ricordano momenti trascorsi con loro. Tutte cose che trasmettono l’amore e l’affetto che queste figure riescono a trasmetterci.
I nonni sono forse le figure più amate dai bambini, rappresentano una vera e propria riserva affettiva e ognuno di noi li custodisce nel cuore perché è l’organo che ci fa emozionare di più.

L’autore, Ivano Porpora, ci ricorda anche che se sentiamo il cuore battere, di sicuro, sono loro che bussano. È vero che le persone morte ci mancano, ma anche noi manchiamo a loro e non vedono l’ora che li sogniamo per incontrarci… Eppure, come adulti ci troviamo spiazzati e impreparati perché noi stessi non troviamo risposte di fronte al carattere pauroso e terrorizzante della morte, legato al fatto che ne conosciamo l’ineluttabilità.

Usiamo risposte vaghe, abbiamo il timore di sbagliare, abbiamo paura di affrontare il dolore per la perdita e spesso ci troviamo in difficoltà nello spiegare ai bambini di ogni età cosa accade quando un familiare (o proprio un nonno viene a mancare).
Ma anche loro, come noi, hanno bisogno di elaborare il lutto per avere delle risposte che diano un senso alla scomparsa di chi si ama. Dovremmo riuscire a normalizzare la morte considerandola come la cosa più naturale che ci possa capitare, come la nascita, piuttosto che come un evento eccezionale.